I social network portano all’ossessione di una perfezione non reale, facendo sentire a disagio nel proprio viso naturale perché troppo abituati a percepirlo con l’immagine virtuale
L’ascesa dei social network e delle app di editing, con i loro filtri, hanno sicuramente influito il nostro modo di percepire il concetto di bellezza, distorcendo la percezione di come dovremmo realmente apparire. Ed ecco spiegato perché, sui social, tantissimi utenti hanno lo stesso aspetto. “La faccia da Instagram” è un viso dalla pelle senza pori, con gli zigomi alti, il naso piccolo e gli occhi da gatto. Va citata Carrie Bradshaw: come siamo finiti in questo pasticcio? Postare insomma una foto senza usare un filtro, per tante persone, diventa oggi sinonimo di disagio. E, in parte, a essere complici sono gli attuali modelli di riferimento. Bella Hadid di recente si è dichiarata pentita per aver rifatto il naso a 14 anni. Anche Chiara Biasi sta cercando di sciogliere l’acido ialuronico volumizzante che per anni si era fatta iniettare nel viso. Non la pensa allo stesso modo la modella Ireland Baldwin, che ha dichiarato pubblicamente di essere insicura riguardo al proprio mento e di essersi sottoposta a un trattamento di FaceTite, un contouring al viso semi-invasivo che riduce il grasso senza lasciare cicatrici, prelevando il liquido delle cellule adipose tramite liposuzione. E proprio da questi esempi si può capire la selfie dysmorphia, ovvero il comportamento che spinge a non riconoscersi più nelle foto naturali ma piuttosto in quelle filtrate, fino a voler cedere a trattamenti estetici, spesso anche irreversibili e invasivi.
Cos’è insomma la selfie dysmorphia?
Potremmo sintetizzare descrivendo i video che Madonna pubblica su TikTok. La popstar, visivamente rifatta, non si fa problemi a distorcere ulteriormente la sua immagine proprio grazie alla lente della fotocamera dai filtri che visivamente ingrandiscono punti del volto. Inutile negare che molti, su Instagram, TikTok o Snapchat, siano tentati di postare una storia con un viso “filtrato”. Ma la selfie dysmorphia diventa preoccupante quando non esiste più l’accettazione di sé e della propria unicità, a causa dell’influenza sempre più forte di doversi omologare ai canoni di bellezza che proprio questi filtri sembrano aver imposto per essere esteticamente perfetti. L’alterazione della realtà, vissuta più come una convinzione che come un divertente gioco di edulcorare la propria immagine in uno scatto social, sta prendendo sempre più piede specialmente tra Millennials e Generazione Z che vanno dal chirurgo chiedendo di avere proprio la faccia “da Instagram”. Il compito del chirurgo è quello di sconsigliare interventi se non ce n’è bisogno, facendo capire ai pazienti che la vita reale non è esattamente identica a quella che si vive virtualmente.
La differenza tra chirurgia e medicina estetica
Il desiderio di ottenere un aspetto degno di Instagram sta diventando una piaga della nostra società. Inseguire dei canoni di bellezza che non sono i propri è sbagliatissimo. Piuttosto, bisognerebbe inseguire i canoni della propria bellezza personale, valorizzandola al meglio. Perché, in SOTHERGA non smetteremo mai di ricordarlo, chi non si piace e sceglie di intervenire chirurgicamente, potrebbe non poter più tornare indietro. Se parliamo di chirurgia estetica, infatti, è complesso riavere il viso com’era prima dell’intervento, poiché si va sempre a modificare e a togliere qualcosa dai lineamenti naturali. Più semplice, invece, è tornare indietro da un trattamento di medicina estetica, come i filler e l’acido ialuronico, i cui effetti durano qualche mese, sono transitori e assorbibili dal corpo. La medicina estetica può anche andare in aiuto ai risultati non soddisfacenti ottenuti tramite chirurgia estetica, anche se il risultato finale sarà comunque limitato ai risultati ormai irreversibili.